Accanto alle stragi impunite e ai tanti misteri d’Italia per i quali la parola giustizia stride e invano attende una risposta che ne realizzi il compimento, un altro capitolo tanto amaro quanto irragionevole si è chiuso ieri, fra i banchi della Camera del nostro Parlamento, in via pressoché definitiva tenendo conto dei precedenti nefasti, ancora oggi imprigionati, sotto l’alone più cupo e sporco della storia di questo paese.
Stiamo parlando dei fatti di Genova e dell’omicidio di un giovane: Carlo Giuliani.
Per Carlo, la giustizia ordinaria ha già emesso la sua sentenza, in un processo per molti aspetti contraddittorio e iniquo, per il quale sono in tanti ad invocare la riapertura del caso.
L’esigenza di fare chiarezza e di individuazione delle responsabilità oggettive delle forze dell’ordine e dell’allora governo Berlusconi, sull’oltraggio e le violenze fisiche e psicologiche, subite da migliaia di persone, (si parla di una delle più grande negazioni collettive dei diritti umani in occidente), avevano accomunato gli aggrediti e gli aggressori; una parte consistente del sindacato di polizia infatti, si era espresso favorevole ad una commissione d’inchiesta parlamentare, come testimonia l’ultimo documentario di Carlo Lucarelli, trasmesso dalla tv pubblica sul G8 di Genova, andato in onda non più di 2 mesi fa.
La commissione avrebbe inoltre accolto le richieste di Amnesty International, che difendeva le migliaia di uomini e donne provenienti da ogni angolo del mondo, che si erano ad essa appellate per richiedere giustizia.
Insomma, l’istituzione di questo strumento d’inchiesta extra-giudiziale oltre che parte integrante del programma dell’Unione era un atto dovuto al popolo italiano e alle istituzioni internazionali, (citazione dal programma “basti pensare ai fatti di Genova, per i quali ancora oggi non sono state chiarite le responsabilità politica e istituzionale, al di là degli aspetti giudiziari, e sui quali l’Unione propone, per la prossima legislatura, l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta)
Ma è bastato un voto congiunto di Udeur e Italia dei Valori, che hanno votato con il centro-destra, per mettere una pietra tombale sopra ai tragici eventi di quei giorni.
La vergogna, per una simile decisione, si mescola in questo caso con la rabbia, e diventa una miscela di amaro che approfondisce la crepa fra cittadini e istituzioni, sempre più lontane e auto-referenziali, e incrini all’irresponsabilità e alla negazione della giustizia.
Ne abbiamo avuto prova con l’ultimo scandalo nell’inchiesta “Why Not”, che non è altro che un tentativo malriuscito di imbavagliare nuovamente la giustizia, e ne abbiamo tristemente la conferma con questa decisione, inglobata in un disegno politico più complesso che solo si intravede nel pacchetto sicurezza appena approvato, il quale tende a storpiare il concetto di giustizia stesso, mercificandolo e alterandolo e infine consegnandolo all’umore delle piazze.
Vengono adescate fra le marginalità sociali, lavavetri, rom, migranti, nuovi “mostri” divenuti a quanto pare il pericolo più imminente per la popolazione, e su queste tematiche alcune forze politiche monopolizzano le discussioni e i dibattiti su tutti i media.
A me sembra che stiamo perdendo la bussola, se invochiamo i poteri ai sindaci sceriffi, (Cofferati sta incarnando egregiamente il ruolo dello Schwarzenegger nazionale), mobilitiamo una città per lo sgombero di un centro sociale occupato, proponiamo il carcere per graffitari e mendicanti e non affrontiamo le questioni di giustizia con lo stesso rigore, indignandoci per questa ennesima burla alla nostra libertà e al nostro diritto naturale di giustizia, come è la negazione dell’instaurazione di questa commissione, allora stiamo sprofondando in un baratro, dopo il quale c’è solo una parola: regime.
Stiamo parlando dei fatti di Genova e dell’omicidio di un giovane: Carlo Giuliani.
Per Carlo, la giustizia ordinaria ha già emesso la sua sentenza, in un processo per molti aspetti contraddittorio e iniquo, per il quale sono in tanti ad invocare la riapertura del caso.
L’esigenza di fare chiarezza e di individuazione delle responsabilità oggettive delle forze dell’ordine e dell’allora governo Berlusconi, sull’oltraggio e le violenze fisiche e psicologiche, subite da migliaia di persone, (si parla di una delle più grande negazioni collettive dei diritti umani in occidente), avevano accomunato gli aggrediti e gli aggressori; una parte consistente del sindacato di polizia infatti, si era espresso favorevole ad una commissione d’inchiesta parlamentare, come testimonia l’ultimo documentario di Carlo Lucarelli, trasmesso dalla tv pubblica sul G8 di Genova, andato in onda non più di 2 mesi fa.
La commissione avrebbe inoltre accolto le richieste di Amnesty International, che difendeva le migliaia di uomini e donne provenienti da ogni angolo del mondo, che si erano ad essa appellate per richiedere giustizia.
Insomma, l’istituzione di questo strumento d’inchiesta extra-giudiziale oltre che parte integrante del programma dell’Unione era un atto dovuto al popolo italiano e alle istituzioni internazionali, (citazione dal programma “basti pensare ai fatti di Genova, per i quali ancora oggi non sono state chiarite le responsabilità politica e istituzionale, al di là degli aspetti giudiziari, e sui quali l’Unione propone, per la prossima legislatura, l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta)
Ma è bastato un voto congiunto di Udeur e Italia dei Valori, che hanno votato con il centro-destra, per mettere una pietra tombale sopra ai tragici eventi di quei giorni.
La vergogna, per una simile decisione, si mescola in questo caso con la rabbia, e diventa una miscela di amaro che approfondisce la crepa fra cittadini e istituzioni, sempre più lontane e auto-referenziali, e incrini all’irresponsabilità e alla negazione della giustizia.
Ne abbiamo avuto prova con l’ultimo scandalo nell’inchiesta “Why Not”, che non è altro che un tentativo malriuscito di imbavagliare nuovamente la giustizia, e ne abbiamo tristemente la conferma con questa decisione, inglobata in un disegno politico più complesso che solo si intravede nel pacchetto sicurezza appena approvato, il quale tende a storpiare il concetto di giustizia stesso, mercificandolo e alterandolo e infine consegnandolo all’umore delle piazze.
Vengono adescate fra le marginalità sociali, lavavetri, rom, migranti, nuovi “mostri” divenuti a quanto pare il pericolo più imminente per la popolazione, e su queste tematiche alcune forze politiche monopolizzano le discussioni e i dibattiti su tutti i media.
A me sembra che stiamo perdendo la bussola, se invochiamo i poteri ai sindaci sceriffi, (Cofferati sta incarnando egregiamente il ruolo dello Schwarzenegger nazionale), mobilitiamo una città per lo sgombero di un centro sociale occupato, proponiamo il carcere per graffitari e mendicanti e non affrontiamo le questioni di giustizia con lo stesso rigore, indignandoci per questa ennesima burla alla nostra libertà e al nostro diritto naturale di giustizia, come è la negazione dell’instaurazione di questa commissione, allora stiamo sprofondando in un baratro, dopo il quale c’è solo una parola: regime.
Bolzenaro Michele