giovedì 18 ottobre 2007

Manifestiamoci




Cresce il fermento, per la manifestazione che si terrà sabato 20 ottobre e alla quale personalmente parteciperò, indetta attraverso un appello congiunto di Liberazione, Il manifesto e Carta, e poi organizzata e promossa dai partiti della sinistra che i media si ostinano a chiamare “radicale” (trovo che dietro a questo aggettivo discriminante, si instauri un tentativo maldestro di una certa parte politica e di opinione pubblica, di censurare un pensiero, un modo di pensare, un’affermazione umana semplicemente di sinistra, rea e colpevole di esserlo, a quanto pare…).

Un’attesa che ha un po’ il sapore dell’amaro, per sapere già in partenza che la compattezza del grande popolo della sinistra, che tanti compagni/e, ma anche che tanti cittadini e associazioni avevano auspicato, probabilmente non sarà garantita.

La mobilitazione si sa, per quanto giustificata, per quanto esigenza, nella sua fase di capilarizzazione e attecchimento di massa, ha bisogno di motivazioni concrete (e se fosse per queste ultime, forse nemmeno il centro di Roma potrebbe contenere un fiume umano, tanto imponente di delusi, afflitti, e critici di questa politica), dei giusti “traini”, e di condizioni particolarmente favorevoli.

Il “traino” storico di tante battaglie di sinistra, è e dovrebbe essere ancora, il sindacato, per la sua presenza nel territorio, ma soprattutto per la sua figura di garante che esso rappresenta.
Ma è già da diversi anni, che la sinistra, non può più contare sull’affidabilità di questa secolare istituzione, che vive una profonda crisi di identità nei confronti di chi rappresenta e cioè dei lavoratori stessi. A guardare il risultato del referendum sembrerebbe che questa crisi in realtà non esista, eppure andate a chiedere agli operai della Fiat di Mirafiori se si sentono rappresentati da questo sindacato e sentirete cosa vi risponderanno, lì e in molte altre grandi realtà industriali italiane, il referendum non è passato infatti.

Il sindacato ha finito per mutare la sua connotazione naturale di rappresentanza di una categoria, convertendo il proprio ruolo originario, in quello di una sorta di moderatore, come quasi se la contrattazione o concertazione che dir si voglia di tipo classico, abbia finito anch’essa per trasformarsi in un atto di compravendita. Si è ritagliato uno spazio, nel modello della nuova società “americana” prospettata da Double V Veltroni neo-promosso, nelle “primarie” di domenica (assolutamente prive di souspence), a cavallo della nuova creatura targata Partito Democratico, e non intende intralciare in alcun modo, i progetti e le ambizioni di quest’ultimo anche se a pagare saranno sempre gli stessi, anche se le “conquiste” (come gli stessi sindacati giudicano la bozza di proposta sull’accordo sul welfare firmato con il governo) per i lavoratori, saranno tanto pallide da ingiallire persino le carte sulle quali si riscrive e si modifica ogni giorno al ribasso, una proposta francamente già dal principio inaccettabile.

Politicamente poi, emergono i problemi di sempre, di una sinistra ancora lontana dalla nascita di un agglomerato forte, che non si riduca a un mero raggruppamento di ceti dirigenti di partiti, ma che individui un percorso unitario di valori, di intenti, di battaglie comuni, includendo i sindacati di base tristemente trascurati anche in questa importante occasione e che recuperi il rapporto con i movimenti, che vivono oggi una fase critica della loro esistenza, insomma che ritorni a essere sinistra.

Nonostante questi dati oggettivi sfavorevoli, la manifestazione del 20 ottobre, costituisce per molti, l’ultima occasione per dare una sterzata chiara ed inequivocabile all’impostazione dell’azione di governo. Chi ricorda oggi, a quasi due anni dal suo insediamento, il mancato rispetto, da parte dello stesso, del programma elettorale sottoscritto da milioni di donne e di uomini, rischia di apparire banale, “quando mai i programmi elettorali vengono rispettati?” diceva poche sere fa, al circo televisivo di Santoro un senatore dell’Ulivo…

Ai più distratti, o a chi come il leader della CGIL Epifani, fa finta di non ricordare, sintetizzo i punti salienti delle rivendicazioni.

Da prima il lavoro. Il precariato su tutto, è ormai una vera e propria piaga sociale, i giovani non riescono a progettare nemmeno un futuro a breve termine perché eternamente precari. Il termine di 36 mesi di periodo massimo consecutivo di lavoro a tempo indeterminato, fissato nel protocollo, ha il sapore di una farsa, e colpisce appunto i giovani che in tali condizioni in termini statistici non sono nemmeno più in grado di garantire al paese, una crescita demografica compatibile con il numero di anziani in costante ascesa, è a rischio di collasso l’intero sistema Italia.
Inoltre è impossibile posticipare nuovamente una manovra di redistribuzione della ricchezza e di aumento dei salari, il caro vita alle stelle infatti, non lascia scampo ai più deboli ai più indifesi, che aumentano sempre di numero e hanno invaso un comparto sociale che sino ad alcuni anni fa, versava in tutt’altre condizioni.

Di seguito, ma non meno importanti altre rivendicazioni di carattere “globale”, perché sono questioni per le quali guardare solo all’Italia è troppo riduttivo, e mi riferisco alla situazione dei migranti: superamento della legge Bossi-Fini e adozione in tempi rapidi della Amato-Ferrero una legge se non risolutiva per lo meno migliorativa, che limita lo stato di clandestino introdotto dal precedente governo, solo ad alcune tipologie di persone e non agki stranieri che lavorano nel nostro paese e pagano regolarmente le tasse, e per i quali promuoviamo inoltre il diritto di voto.
Poi, di altra natura, una seconda esigenza globale e umana, quella della pace. Un no chiaro e forte è venuto da Vicenza, al riarmo e alla possibilità di una nuova base militare nel nostro territorio, questa affermazione và difesa e sostenuta anche quando si parlerà di scudo stellare e di nuove guerre alle porte.

Poi ci sono i temi dell’ambiente, beni come l’acqua devono tornare a essere pubblici, e dei diritti civili, servono leggi che regolamentino le unioni, che blocchino la discriminazioni sessuali, e infine che pongano con forza l’esigenza di laicità dello Stato, perennemente posta in discussione dalle ingerenze del Vaticano.

Ma non è solo per sostenere queste grandi battaglie o per recuperare la dignità “tradita”, che molte persone (speriamo), riempiranno Piazza San Giovanni sabato, è infatti palese riconoscere che una fetta rilevante di partecipanti alla manifestazione di sabato, hanno già bocciato in via definitiva, il governo Prodi e saranno in piazza per ribadirlo, chi vivrà vedrà.
Michele Bolzenaro

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Speriamo che questo govierno si renda conto che il popolo vuole vedere una legge como la
Amato-Ferrero e non quella di
Levi-Prodi, altrimenti caro Michele, non riusciremo più a leggerti!

Sigue adelante!

Michele ha detto...

Spero che non si arrivi ad imbavagliare i blog come ultimamente qualcuno sta pensando di fare, in ogni caso come si è notato dalla partecipazione di sabato della manifestazione, le gente vuole un cambiamento, quello sì radicale.
Lunga vita all'informazione...Adios Rocio, gracias por dejar un mensaje, nos vemos pronto y un abrazo a Davide tambien